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Fita giovani

L'Accademia nel cuore

Sul palco sono stati da applausi: lei, Rachele Lavarda, della compagnia La Ringhiera di Vicenza, ferina e insinuante, gli occhi spiritati e i capelli da strega; lui, Matteo Sartori, de L’Accademia di Teamus di Verona, impomatato e allampanato, l’andatura ballonzolante e le vocali allungate come un muggito.

Sono stati tra gli interpreti, con altri quattordici “colleghi” provenienti da diverse regioni italiane, di una trasposizione del “Dyscolos” di Menandro firmata da Valentina Mustaro e presentata sabato 30 settembre al Teatro San Carlo da Sezze di Roma, nell’ambito della 30ª Festa del Teatro Fita.
Ma forse più ancora che dello spettacolo in sé, per quanto emozionante, il ricordo che porteranno nel cuore sarà quello dell’esperienza vissuta all’Accademia del Teatro Fita 2017, percorso di formazione residenziale della durata di una settimana condotto quest’anno proprio dalla Mustaro, con il coordinamento del direttore artistico Fita, Mauro Pierfederici. Una palestra di teatro, con approcci alla commedia dell’arte e allo zoomorfismo, al mimo e all’improvvisazione; ma anche una palestra di vita e di condivisione.
Ne abbiamo parlato con loro, sorridenti ed emozionati, proprio un attimo dopo la fine dello spettacolo a Roma.

gruppo scena interno04

 

Cominciamo da Rachele: è stata la tua prima esperienza di formazione residenziale?
Sì, la prima di questo tipo. Il mio regista, Riccardo Perraro, organizza spesso corsi di formazione, proponendoci diverse esperienze: ma una di questo genere non mi era ancora capitata, così intensa e vissuta con persone tanto differenti per cultura teatrale e provenienza, ciascuna con il proprio carattere e le proprie abitudini. Per preparare uno spettacolo è importante l’affiatamento, legare subito e interagire. Poteva essere difficile, ma in realtà ci siamo riusciti ed è stato bellissimo.

Prima esperienza residenziale di questo tipo anche per te, Matteo?
A livello di rilevanza sì, è stata la prima esperienza seria, importante. Mi ha fatto maturare da un punto di vista teatrale anche per il solo fatto che, essendoci ragazzi da tutta Italia, si impara a conoscersi, a considerare stili diversi e a vedere come lavorano gli altri. Tutto questo è un arricchimento. Su questi aspetti c’era molta curiosità: sapevamo del copione, ma non come sarebbe stato messo in scena e come sarebbero stati gli altri partecipanti.

Aspettative mantenute, allora?rachele scena interno03
Superate. Si parte non sapendo a cosa si va incontro, poi ci si butta. Tra qualche giorno ci renderemo conto di quello che abbiamo passato, del valore che abbiamo maturato in questi giorni e che porteremo avanti.

Passiamo all’aspetto artistico. Come hai vissuto questo percorso, Rachele?
È stata molto forte come esperienza. In parecchie prove mi sono sentita dire che non funzionava, che il personaggio non era centrato... È stato formativo. Uno non aveva mesi di tempo per pensarci: qui non puoi staccare, lavori per ore e ore di fila.

E per te, Matteo?
Condivido. Il lavoro è stato molto intenso, dalle 9 alle 13, dalle 15 e alle 20 e un’altra ora e mezza dopo cena. Ma il bello di queste situazioni è proprio questo.

Spenti i riflettori, lavoro finito. Cosa pensi, Rachele?
Che domani sarà dura, proverò un senso di vuoto. Io sono sempre molto scettica con le persone, risulto un po’ sulle mie... ma poi faccio fatica a staccarmi. Credo che non sarei riuscita a dare così tanto se non ci fosse stato il percorso fatto insieme, teatrale ma anche umano, di convivenza continua, che è stato particolarmente intenso.

Matteo, come ha reagito il tuo regista Rino Condercuri alla proposta di farti partecipare all’Accademia?
Ne è stato molto contento, perché questo tipo di esperienze ti permette di vedere le cose sotto molti e diversi punti di vista. Come dicevo, la presenza di giovani di varie regioni, provenienti da stili teatrali diversi, ti aiuta a vedere il teatro da più angolazioni e questo ti arricchisce.

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Rachele, che uso farete di quanto avete appreso, ora che tornerete nelle vostre compagnie, che hanno il proprio approccio al testo e al palcoscenico?
Lo useremo comunque. Abbiamo imparato molto, anche per quanto riguarda la preparazione prima dello spettacolo, il riscaldamento, la respirazione: sarà interessante poter proporre alla propria compagnia anche solo qualche esercizio nella forma imparata qui.

Una domanda per una risposta condivisa: esperienza da rifare e da consigliare?
Decisamente da consigliare. Possibilmente, anche da rifare.