Editoriale

di Mauro Dalla Villa
Presidente regionale Fita Veneto

Stiamo meglio o peggio?

Si stava meglio quando si stava peggio? Sicuramente un luogo comune o una frase che a volte pronunciamo in tono scherzoso. Molti di noi, infatti, non so se possano ricordare effettivamente un periodo in cui si stava peggio. In tanti, però, ricorderemo di certo quando avevamo altri mezzi a disposizione. O forse non li avevamo proprio. La tecnologia, la società e, in fondo, anche la nostra Federazione hanno certamente vissuto notevoli cambiamenti negli ultimi anni e, soprattutto, di un’evoluzione sempre più veloce. Quello che siamo o facciamo oggi non era probabilmente pensabile anche solo dieci anni fa. Eppure, nostalgicamente, ogni tanto diciamo o sentiamo dire quella famosa frase: si stava meglio quando si stava peggio.

Tralasciando aspetti generali, che potrebbero essere materia di approfondimento per sociologi, guardiamo però al nostro interno, al nostro mondo di teatranti, associati ad una Compagnia e ad una Federazione.
Fino a non molto tempo fa, partecipare alle attività di Compagnia era essenzialmente un divertimento, nell’impegno di fare sempre meglio, di approfondire, di acquisire sempre maggiori competenze per avere la soddisfazione di contribuire ad una cosa “ben fatta”. Questo spesso travalicava il confine della singola Associazione per approdare alla Federazione, chiedendo (a volte anche animatamente) maggiori opportunità, servizi, occasioni. Il Comitato provinciale - l’organismo federativo a mio parere più importante - era pertanto spinto a fare sempre di più e sempre meglio ciò che alle Compagnie serviva, coinvolgendo i Comitati regionali e nazionali per amplificare l’interesse. Ecco, perciò, la necessità per la Federazione di proporre sì occasioni di spettacolo con le numerose rassegne organizzate, ma anche e soprattutto strumenti per la crescita del gruppo e della persona.
In questo senso si è orientato il funzionamento della nostra Federazione: fornire sempre più e sempre meglio mezzi e strumenti che possano servire ai singoli, ma alla fine a tutti, per fare meglio quello che ci piace, quella che in fondo è la passione che ci anima e ci accomuna.
Nella Federazione, ogni singola Compagnia trova dei riferimenti certi per quanto attiene alla parte organizzativa, contabile, gestionale, normativa, assicurativa e a tutto ciò che serve per essere responsabilmente “in regola”. Ma allo stesso tempo trova anche delle risposte per ciò che ruota attorno all’aspetto artistico: formazione e informazione, biblioteca e videoteca teatrali con una vasta raccolta di titoli, incontri, aggiornamenti, congressi e conversazioni sui diversi temi che, di volta in volta, si cerca siano di maggiore attualità o si pensa possano catturare l’interesse del momento.
Quando avevamo poco, eravamo più interessati a chiedere che si facesse qualcosa; probabilmente ora, avendo di più, c’è il rischio di finire con il non essere più interessati a niente.
Probabilmente chi fa teatro per passione coltiva anche altri interessi e quindi tempo, voglia ed energie sono ripartite in più attività. Potrebbe essere questo uno dei motivi che ci porta ad essere meno “passionali” nel pretendere di avere “di meglio”; però questo non ci aiuta, né come persone e neppure come Federazione, perché rischiamo di accontentarci anche di qualcosa “di meno”, qualcosa che magari si avvicina, ma non è più quel “ben fatto” che volevamo avere prima.
Questo ed altri dubbi attanagliano la mente di molti componenti dei Comitati Federativi, che rischiano di “non fare”, nel dubbio di non ottenere partecipazione o apprezzamento. Come dargli torto? Avere la responsabilità di una posizione di “governo” in un Comitato, ma anche in una Compagnia, significa anche avere il dovere di proporre e di stimolare l’interesse e la partecipazione di tutti. A tutti gli Associati spetta però il diritto, ma che diventa anche un dovere, di partecipare esprimendo la propria opinione, dissentendo se serve, ma mettendo chi ha la responsabilità di agire per la Federazione nelle condizioni di capire che cosa fare.
La F.I.T.A. è sempre più impegnata in molteplici direzioni per rispondere a quelle che si pensa siano le necessità degli Associati. A volte, però, si ha la sensazione che questi siano assenti.
È partito, solo per citare l’ultima attività, “Fondamenta”, un importante progetto in sinergia con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di cui abbiamo abbondantemente parlato negli ultimi tempi. Il progetto, anche con il contributo del Ministero, ci porterà a realizzare importanti momenti di formazione per i giovani, uno in ogni Regione (in Veneto avverrà nel giugno 2019), a creare una rete di esperienze e competenze nel campo del teatro sociale, anche con una crescita sul fronte tecnologico e comunicativo. Sarà un bel test per misurare la nostra partecipazione. E così pure il congresso “Fitainscena”, che tratterà lo stesso tema, tenendolo strettamente legato all’attività teatrale delle nostre Compagnie. E lo stesso Fitainforma, il nostro periodico, vuole essere uno spunto per riflessioni che vadano oltre e continuino dopo la lettura degli articoli.
Questi sono alcuni dei significati che vorremmo avesse il nostro “essere Federazione”. Aspettiamo però i vostri commenti e suggerimenti per capire se abbiamo ragione o se ci sbagliamo.
Buon teatro a tutti (e buone vacanze).

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