Monografie

Un testo da riscoprire

Il nostro Progetto Teatro Veneto prosegue con una tappa dedicata a Francesco Gritti e alla sua commedia "L'acqua alta, ovvero Le nozze in casa dell'avaro", scritta nel 1769. Figura interessante, quella del Gritti, Scrittore di favole e poeta, esponente e difensore dei diritti della nobilità decaduta veneziana che, per vivere, si arrabattava tra piccoli uffici amministrativi e servizi a famiglie altolocate.

Vissuto fra il 1740 e il 1811, figlio di Giannantonio di Domenico e Cornelia Barbaro di Bernardo, Francesco Gritti era un esponente della nobiltà veneziana decaduta e finanziariamente traballante: i cosiddetti “barnaboti”, che si arrabattavano tra piccole cariche cittadine e servizi amministrativi. Tra l’altro, il padre di Gritti subì una condanna "per malcostume" (omosessualità), venendo rinchiuso nella fortezza di Cattaro, dove morì nel 1768. Anche la madre apparteneva a questi ranghi bassi della nobilità, ma se non altro la sua famiglia aveva una vena artistica: Anche la madre del G. usciva da una casa barnabota, ma se non altro in loro era presente una vena artistica: Cornelia stessa era poetessa, così come suo padre Bernardo e il suo fratellastro Angelo Maria.
La sua condizione economica precaria gli aprì le porte dell'Accademia dei nobili, dove si formò tra l’altro, nella lingua francese, che gli aprì le porte di quella letteratura d’Oltralpe della quale egli fu cultore, traduttore e adattatore. Seguì anche la carriera politica, entrandovi con anticipo rispetto alla media dei suoi coetanei ma senza spiccare: fu però attento osservatore della società del suo tempo, con particolare attenzione proprio per la triste situazione dei “barnaboti”, partecipando alle azioni volte a far riconoscere maggiore dignità a questa classe nobiliare, a favore della quale si schierò anche atrtaverso la letteratura.
“L'acqua alta, ovvero Le nozze in casa dell'avaro”, commedia veneziana in versi sciolti, fu rappresentata per la prima volta al teatro S. Luca nel carnevale del 1769, con scarso successo. Nello stesso anno, comunque, la pubblicò anonimamente presso l'editore Giammaria Bassaglia, ma dandole un tono satirico, soprattutto in merito alla sua situazione di povero barnaboto e di altrettanto povero letterato, ma più a proprio agio nella seconda posizione.
Particolarmente interessante per comprendere la sua visione della vita e della società dell’epoca è il romanzo “La mia istoria, ovvero Memorie del signor Tommasino scritte da lui medesimo, opera narcotica del dottor Pifpuf”, anch’esso pubblicato in forma anonima: in una nota riferiva però che il vero nome dell’autore era "un certo Strega-crifticon", anagramma di Francesco Gritti.
Erano quelli anni di successo per i romanzi e i romanzieri (si pensi all’abate Piero Chiari), né mancavano nell’opera di Gritti riferimenti agli scritti del francesce Voltari (Pifpuf riconda un poco Pangloss), Interessante nella scrittura, che coinvolgeva anche alcuni lettori, dei quali venivano riportati commenti ironici, ma anche stampatore e correttore.
Un posto di primo piano nella sua produzione meritano le favole in versi vernacoli, delle quali anche Ugo Foscolo, nel 1824, diede un giudizio molto positivo. Si rifece soprattutto a Jean de La Fontaine (1621-1695) e Jean-Pierre Claris de Florian (1755-1794).
Entrato nell’Arcadia nel 1777, nello stesso anno entrò anche nel Consiglio dei Quaranta, carica che gli assicurò un degno stipendio, fino all’arrivo della Repubblica, che peraltro lo deluse. Quanto all’amore, sappiamo che Gritto nel 1781 sposò Giovanna Giuliana Berg-Kzapski, vedova con tre figli da lui definita “dama polacca”.

A vostra disposizione il testo di Francesco Gritti.

IL TESTO COMPLETO DI L'ACQUA ALTA (versione Doc) - L'ACQUA ALTA (versione Pdf)

FITAINFORMA ringrazia Silvia Bagnara Milan per l'accurata e paziente revisione grafica del testo.

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