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3° Classificato - Annalisa Righele - II FSA “Liceo Scientifico G.B. Quadri” (VI)

Sabato 25 febbraio, per la 29ᵃ edizione del Festival nazionale “Maschera d’Oro”, la compagnia Avalon Teatro di Battipaglia (Salerno) ha proposto una particolare riduzione del copione “Voci di dentro” di Eduardo De Filippo.
L’opera, scritta nel 1948, narra le vicende di Alberto Saporito, che accusa di omicidio i suoi vicini di casa Cimmaruta. A seguito della sua denuncia l’intera famiglia viene arrestata, ma le prove non si trovano e vengono tutti scarcerati. Alberto si rende conto di aver solo sognato un omicidio e si rinchiude nella sua casa con il fratello e lo zio, temendo pericolose ritorsioni e guai giudiziari. Ad uno ad uno, invece, si presentano i componenti della famiglia Cimmaruta, fornendo la propria versione ed accusandosi a vicenda per salvarsi o per salvare. Tutti assolti e tutti colpevoli, assassini della stima e della fiducia reciproche. Il protagonista conclude con un’amara affermazione: « Parlare è inutile perché l’umanità è sorda».
La regia di Gerry Petrosino è efficace e asciutta. L’atmosfera del giallo psicologico viene resa grazie a ritmi recitativi serrati e all’alternanza di momenti legati alla quotidianità con altri molto drammatici e intensi. L’idea di concentrare la vicenda in due atti, anziché i tre originali, è sicuramente brillante perché rende più avvincente lo spettacolo.
I tredici attori si muovono con grande disinvoltura, sicurezza tecnica e ciascuno rende con efficacia le mille sfaccettature del proprio personaggio. Lascia il segno l’interpretazione di Domenico Di Lascio, che dipinge un Pasquale Cimmaruta tanto debole ed assonnato nel primo atto, quanto profondamente amaro e disilluso nello splendido monologo del secondo atto, reso ancor più drammatico dall’uso appropriato delle luci.
Altrettanto buona la prova di Assunta Marino, Rosa Cimmaruta, colonna portante della famiglia che svela tutta la sua fragilità nell’emozionante dialogo con Alberto Saporito. Spigliata ed affascinante Ilaria Sielo,
Matilde Cimmaruta, conferisce al personaggio il giusto piglio e l’arroganza di chi rappresenta l’unico sostentamento di tutta la famiglia, grazie al suo lavoro di “indovina” dai facili costumi.
Il commento musicale risulta in alcuni momenti troppo invadente ed aspro, mentre il disegno luci è capace di dare grande intensità ad alcune scene e di sfruttare perfettamente l’efficiace scenografia giocata su due piani, che rappresenta un interno ed un esterno. La scena è perfettamente calzante con lo spirito del testo che descrive un continuo alternarsi tra il mondo esteriore ed interiore dei personaggi, appunto “Le voci di dentro”.
Calorosi e convinti applausi hanno salutato la bella prova della compagnia salernitana.

Motivazione:  
Nella sua recensione giornalistica l’autore, dopo una rapida e incisiva sintesi della vicenda, si sofferma con apprezzabili e motivate annotazioni critiche sugli aspetti registici, scenografici e attoriali dell’interpretazione teatrale della Compagnia salernitana Avalon. Buono il risultato complessivo.