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Monografie

Un testo da riscoprire

Il nostro Progetto Teatro Veneto si arricchisce di un testo molto particolare: il "Planto de la Verzene Maria" di Enselmino da Montebelluna, un monaco degli Eremitani vissuto fra il XIII e il XIV secolo.

Qualche notizia biografica e sull'opera
Dell’autore del “Pianto de la Verzene Maria”, considerato tra i più significativi inni mariani di epoca medievale, non si sa davvero molto. Enselmino (o forse Anselmino, Anselino, Anselmo o Guglielmo) da Montebelluna, nel Trevigiano, visse tra la fine del XIII secolo e la prima metà del XIV e risulta essere stato un monaco dell’ordine degli eremitani, vissuto però, per gran parte della sua esistenza, in un convento degli agostiniani a Treviso.

Ricordato anche con il titolo “Pietoso lamento” o “Lamentatio Virginis”, il testo di Enselmino è arrivato sino a noi in una trentina di manoscritti, il più antico dei quali risale al 1369, ma non specifica titolo e autore; in altri, invece, Enselmino è ricordato come autore, mentre in altri ancora la paternità è attribuita a diversi poeti, tra i quali il Petrarca. Una decina sono invece le edizioni a stampa, anch’esse varie quanto ad attribuzione.

Scritto in trevigiano, ma con latinismi e termini toscani, e composto in terzine, il “Pianto” è formato da 1.513 versi distribuiti in 11 capitoli. In essi Maria racconta in prima persona la Passione di Cristo, mentre primo e ultimo capitolo sono dedicati a lei, in forma di invocazione e di omaggio. Scritto da un autore di elevata cultura – come dimostrano citazioni e rimandi dotti – il “pianto” guarda a precedenti significativi, come il “Tractatus de planctu B. V. Mariae” ritenuto di san Bernardo e il celeberrimo “Pianto della Madonna” di Jacopone da Todi. Numerosi, però, sono anhe i riferimenti alla “Divina Commedia”: non va dimenticato, d’altra parte, che in quegli anni a Treviso viveva Pietro Alighieri, figlio di Dante, che aveva avuto un ruolo fondamentale nella diffusione in Veneto dell’opera paterna.

di Luigi Lunari
“Verzene”. Questo l’appellativo che il dotto e devoto Enselmino da Montebelluna sceglie per parlare della Madonna, nel suo “Planto” che qui riesumiamo per i nostri lettori. “Vergine”. Questa è la caratteristica che egli propone come essenziale fra le tante che la dottrina ufficiale e la devozione dei fedeli hanno elaborato in quasi duemila anni per Maria di Nazareth: non solo “vergine”, ma anche santa e immacolata e assunta, fino alle fantasiose litanie, per le quali essa è turris eburnea, speculum justitiae, refugium peccatorum; e poi ancora «madre senza sposo del figlio coeterno», «ponte che unisce al paradiso di delizie», «chiarezza indefettibile della nostra cecità», «vergine dai dolci baci», «vestibolo sacerdotale», «drappo che deterge il sudore di Paolo», «vigna di Bartolomeo», «rosa di Stefano», «generatrice del carbone ardente», «dolcezza di Abele», «campanella delle vesti di Aronne», «buon odore di Isacco», «tosone di Gedeone», «eco che ripete il nome del figlio»… E, su un piano dottrinale, affiancata a Gesù come “coredentrice”, a Dio Padre come “onnipotenza mediatrice”, allo Spirito Santo come “ispiratrice della maternità ecclesiale”…
Perché tanta grazia, da parte di una civiltà, quale quella giudaica, tanto poco galante con le donne da affermare che è meglio bruciare la bibbia piuttosto che sentirne le parole pronunciate da labbra di donne? Ebbene: proprio per questo! Per compensare il disprezzo per la donna - che già le Tavole di Mosè equiparano all’asino e al bue come pura e semplice proprietà dell’uomo - con la “invenzione” di una donna di mitica perfezione: “sublime ed alta più che creatura”, come farà dire Dante a san Bernardo, a dimostrare che sì: anche la donna può avere un ruolo. Che poi nessun’altra possa arrivarci… beh, questo non è colpa di nessuno.
Nei ritagli di tempo libero che le funzioni di consulente artistico della Fita Veneto mi concedono, ho scritto alcuni decenni fa un libro su “Maria di Nazareth”: era il 1985, e un editore amico mio mi aveva chiesto quale importante ricorrenza poteva essere celebrata in quell’anno. Ho pensato a un bimillenario della nascita della Madonna (fate i conti e vedrete che è pur possibile)… e così è nato il libro, a suo tempo per le prestigiose “Scie” di Mondadori, ed oggi nel catalogo della Vita Felice di Gerardo Mastrullo: caso mai qualcuno volesse leggerlo e – soprattutto – acquistarlo.
Da quel libro propongo al lettore il capitoletto in cui si discute appunto del tema, caro al succitato Enselmino: “Vergine”.

 A vostra disposizione il testo di Enselmino.

IL TESTO COMPLETO DEL PLANTO DE LA VERZENE (versione Doc) -  PLANTO DE LA VERZENE (versione Pdf)

FITAINFORMA ringrazia Silvia Bagnara Milan per l'accurata e paziente revisione grafica del testo.