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Anniversari

Quarant'anni di Teatro Insieme

di Sara Panizzon

Correva l'anno 1978 quando a Padova un gruppo di appassionati decise di creare la compagnia Teatro Insieme per produrre spettacoli per bambini. Da quel fortunato esordio sono passati quarant'anni, durante i quali la compagnia è cresciuta proponendo, oltre alle pièce dedicate ai più piccini, anche brillanti commedie in grado di avvicinare all'arte della recitazione nuovi attori.
Giovani promesse del teatro, la cui età media è di poco superiore ai 30 anni, che oggi costituiscono un cast affiatato e sempre pronto ad organizzare corsi per principianti o seminari di approfondimento per far scoprire ed apprezzare al pubblico la magia del teatro. Ne abbiamo parlato con Andrea Nao, regista e attore di Teatro Insieme di Padova, entrato nella compagnia nel 2001 dopo aver coltivato la passione per l'arte scenica sin dal liceo.

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Oggi come in passato quali emozioni vi regala il palcoscenico?
Il palcoscenico regala agli attori e al regista delle emozioni uniche, irripetibili, grazie alla magia del qui e ora. Col teatro ci si spoglia delle inibizioni, che ogni persona possiede nella vita di tutti i giorni, e si ha la possibilità di entrare in contatto con le parti nascoste del nostro io, superando i propri limiti ed affrontando paure e ossessioni. Sulla scena tutti diventiamo protagonisti con un potere immenso: quello di creare una storia e di stimolare la fantasia del pubblico.

Lei ha scritto e diretto numerosi spettacoli della compagnia, come trova l'ispirazione per crearli e che tipo di messaggi desidera trasmettere al pubblico?
Ho scritto una quindicina di testi che poi ho portato sulla scena con Teatro Insieme, e questo mi riempie di orgoglio e gratificazione. L'ispirazione dipende un po' dal momento, alcuni testi, come “Forte… Piano…” che racconta la storia di Bartolomeo Cristofori, il padovano che inventò il pianoforte, o “Le prostitute di Caravaggio”, nascono dalla mia passione per la storia e per l’arte, con l’obiettivo di raccontare le vicende di personaggi importanti, ma poco conosciuti, o nuovi punti di vista sulla vita e il carattere dei grandi artisti. Altri testi, come “3 ai 30” o “Tutto in una settimana”, si ispirano alla mia vita personale.

C'è un genere teatrale che vi appassiona più di altri e perchè?
Il genere teatrale che amiamo di più è il teatro dell’assurdo, anche se non è molto diffuso tra le compagnie amatoriali, siamo riusciti a portare sulla scena con successo alcuni testi come “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, “Ubu Re” di Alfred Jarry e “Rosecrantz e Guildestern sono morti” di Tom Stoppard. Anche uno dei miei testi, “Le ragazze del maggio”, si ispira a questo genere e abbiamo avuto la soddisfazione di portarlo in scena in tutta Italia partecipando a vari festival.

Avete vinto premi con gli spettacoli "Una donna sola" e con la "Topastra", quali temi desiderate raccontare attraverso il teatro?
La soddisfazione è stata enorme perché non solo vediamo apprezzati il nostro lavoro e i nostri sacrifici, ma riusciamo anche a lasciare dei messaggi agli spettatori. In “Una donna sola” di Franca Rame e Dario Fo, testo attualissimo visto l’altissimo numero di femminicidi e, più in generale, di violenze sulle donne in Italia, vogliamo far emergere come le donne non devono mai arrendersi ai soprusi subiti, e cercare di non perdere mai il rispetto di se stesse, di difendere ad ogni costo la propria dignità e di non cadere mai nel tranello di accettare gli stereotipi sessisti ampiamente diffusi nella nostra epoca. Nel monologo di Stefano Benni, “La topastra”, invece, viene rappresentato il mondo visto con gli occhi di un topo, che affronta con coraggio e determinazione gli stereotipi dei prevenuti frequentatori di un mercato. Temi come questi sono quelli che vogliamo portare sulla scena anche in futuro.

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Tra i vostri ultimi lavori c'è "Bar Sport", tratto dal libro di Stefano Benni. Cosa vi è piaciuto di questo testo?
Portarlo in scena è stata un’impresa difficile, ma anche una meravigliosa avventura. Questo testo ci ha affascinato perché da un lato rappresenta le prerogative dell’autore, ironia corrosiva e aspra critica sociale, ma è anche un fantastico esempio della narrativa umoristica italiana. “Bar Sport” è stata definita una piccola commedia umana, ed è proprio questo ad averci ulteriormente colpito: con più di venti attori che si alternano in scena, non c’è nessun protagonista vero, se non il bar nel suo insieme.

State lavorando a nuovi progetti?
Stiamo lavorando alla produzione della commedia “Quando la moglie è in vacanza” di George Axelrod, da cui è stato tratto anche il famoso film di Billy Wilder con Marilyn Monroe, con la quale debutteremo a novembre. Nel 2019, invece, porteremo in scena una nostra versione del film di Coline Serreau “La crisi”: un corto, un atto unico e uno spettacolo lungo suddiviso in due atti.