Fita Logo trasp  fita logo 70
regione veneto  facebook googleplus instagram youtube

Proposte

Wilde? Sì, mamma

di Alessandra Agosti

Quando scrisse “Il ventaglio di Lady Windermere” (Lady Windermere's Fan), nel 1892, Oscar Wilde (Dublino 1854 - Parigi 1900) aveva 38 anni e da otto era sposato con Constance Lloyd, dalla quale aveva già avuto i figli Cyril, nato nel 1885 e Vyvyan, nato nel 1886. Continuava comunque a frequentare i suoi amanti.

Da circa un anno, in particolare, aveva una relazione con Alfred Douglas, quel “Bosie” che avrebbe segnato indelebilmente e tragicamente la sua vita: un amore disperato e distruttivo. Si divertiva, nel frattempo, a stuzzicare con grande godimento la buona società britannica.
Sul fronte letterario, Wilde all’epoca aveva già pubblicato diverse opere di poesia e narrativa: in particolare, l’anno prima aveva dato alle stampe “Il ritratto di Dorian Gray” (The Picture of Dorian Gray). Sul fronte teatrale, invece, aveva proposto “Vera e i nichilisti” (Vera, or the Nihilists) nel 1880 e “La Duchessa di Padova” (The Duchess of Padua), mentre solo l’anno seguente sarebbero arrivate “Salomè” e “Una donna senza importanza” (A woman of no importance) e ancora più tardi, nel 1895, “Un marito ideale” (An ideal husband) e “L’importanza di essere Onesto” (The importance of being Earnest), opere alle quali avrebbero fatto seguito le assai meno note “La santa cortigiana, o La donna coperta di gioielli” (La sainte courtisane, or The woman covered with jewels) e “Una tragedia fiorentina” (A florentine tragedy).

Interno03Melassa e vetriolo
“Il ventaglio di Lady Windermere” è un piccolo scrigno contenente autentici capolavori della graffiante sagacia di Wilde: un condensato di arguzia, ironia, acume critico e provocazione incastonato - va detto, a onor del vero – in una trama zuccherosa da feuilleton. La commedia - con finale romantico, ma non senza una nota cinica che lo salva dall’eccesso di melassa – ha come struttura portante le vicende, raccolte in appena ventiquattr’ore, di una coppia di sposi: Lord Arthur e Lady Margaret Windermere (con tanto di figlioletto roseo e paffutello di appena sei mesi), stranamente felici e innamorati rispetto alla media delle coppie sposate dell’epoca, secondo quanto ampiamente documentato dallo stesso Wilde.
Eccoci dunque nell’elegante dimora dei Windermere, dove fervono i preparativi per il ballo in onore della giovane signora, che proprio quel giorno compie 21 anni. Il regalo del marito è un prezioso ventaglio sul quale è stato dipinto il nome Margaret; e proprio quell’oggetto, come nella celebre commedia di Carlo Goldoni, diventerà la causa scatenante di una potenziale tragedia familiare, che sarà però sventata grazie al sacrificio della “cattiva” del racconto: Mrs Margaret Erlynne, una donna dall’oscuro passato e ricattatrice senza scrupoli che si scoprirà però essere la madre di Lady Windermere.
Qualche melensaggine a parte, questa commedia non ha poi molto da invidiare alla ben più nota “L’importanza di essere Onesto” ed è certamente una possibile candidata all’allestimento per chi desideri proporre un Wilde un po’ diverso dal solito e ricco di spunti comici e allunghi graffianti.

Un campionario di battute
A colpire è, prima di tutto, la quantità di aforismi e battute esilaranti che l’irlandese condensa in questo suo lavoro in quattro atti. È proprio qui, ad esempio, che ritroviamo la celebre massima

“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione”

che Wilde affida a Lord Darlington, giovane dall’aria un po’ dandy (come Wilde) invaghito di Lady Windermere. Sempre a lui l’autore offre diverse altre notevoli battute, veri e propri distillati di quella “visione” della vita e del mondo che hanno fatto di Wilde un campione di sofisticato cinismo:

“È assurdo dividere il mondo tra buoni e cattivi. La gente è deliziosa o noiosa”;
“La vita è una cosa troppo importante per parlarne con serietà”;

o ancora

“Siamo tutti nel fango, ma alcuni di noi guardano verso le stelle”.

Quanto al cinismo di cui è un maestro, la sua definizione del cinico è da manuale:

“Un uomo che conosce il prezzo di tutto e ne ignora il valore”.

Allargando lo sguardo, la commedia offre uno sguardo tanto lucido quanto caustico sulla società dell’epoca. Si legga, ad esempio, questo scambio di battute fra alcuni invitati al ballo di Lady Windermere:

DUMBY - Buona sera, Lady Stutfield. Sarà l'ultimo ballo della stagione, suppongo?
LADY STUTFIELD - Credo di sì, Mr Dumby. È stata una stagione incantevole, vero?
DUMBY - Assolutamente incantevole! Buona sera, Duchessa. Sarà l'ultimo ballo della stagione, suppongo?
DUCHESSA DI BERWICK - Credo di sì, Mr Dumby. È stata una stagione molto noiosa, vero?
DUMBY - Terribilmente noiosa! Terribilmente noiosa!
MRS COWPER-COWPER - Buona sera, Mr Dumby. Sarà l'ultimo ballo della stagione, suppongo?
DUMBY - Oh, non credo. Probabilmente ce ne saranno ancora due. (Torna verso Lady Plymdale).

Nel volgere di poche battute, ecco dunque servita la quintessenza della superficialità e dell’ipocrisia da salotto della buona società vittoriana.
Per le donne di quel mondo un buon matrimonio rappresentava l’unico obiettivo al quale valesse la pena dedicare la propria vita. Intere famiglie – con le madri a capo delle operazioni – si mobilitavano per sistemare al meglio le fanciulle di casa, tramando fra le crinoline come consumati strateghi, spargendo e raccogliendo informazioni come 007 con licenza di uccidere, manovrando destini (altrui) con la sicurezza inscalfibile di divinità olimpiche. Nulla poteva e doveva sfuggire, tutto doveva essere calcolato al millesimo perché quel giovane dal solido patrimonio o dal giusto grado di nobilità e quella giovane dall’onore irreprensibile convolassero a nozze, unendo non tanto due cuori (l’amore era un optional, o comunque poteva essere inteso in mille declinazioni non necessariamente affettive) quanto due assi ereditari.

La Generalessa di Berwick e “Sì, mamma”
Un autentico campione del settore è il personaggio in assoluto più formidabile di questa commedia: la Duchessa di Berwick. Una sua parola taglia come la spada di un samurai, non è mai casuale e può decidere della vita o della morte (sociale, ma non è escluso che si limiti a quella, per una giusta causa) di qualsiasi individuo incontri sulla sua strada. Emblematico del suo potere è il fatto che sua figlia Agatha ripete per tutta la durata della pièce un’unica battuta: “Sì, mamma”. Un capolavoro.
Ecco allora qualche assaggio delle doti della terribile Duchessa; la quale, chiariamolo subito, ha un unico, ben preciso obiettivo da raggiungere: far sposare Agatha con James Hopper, il rampollo di una ricchissima famiglia australiana. La Duchessa, dunque, descrive Mrs Erlynne con una semplice frase:

“Molte donne hanno un passato, ma ho sentito dire che lei ne ha almeno una dozzina, tutti assortiti”.

Ben più articolata è invece la manovra con la quale riesce a far vacillare le certezze di Lady Windermere circa la fedeltà del marito, che è stato visto recarsi più volte a casa della Erlynne. Dice la duchessa:

“(…) È questo il punto. Va sempre a trovarla, rimane con lei per delle ore, e quando lui è a casa sua lei non riceve nessuno. Non che molte signore vengano a farle visita, ma lei ha molti amici di cattiva reputazione - mio fratello in particolare, come le ho detto - ed è questo che rende la cosa così tremenda nel caso di Windermere. Lo consideravamo come il modello dei mariti, ma temo che non sussista nessun dubbio. Le mie care nipoti - lei conosce le ragazze Saville, vero? - creature così gentili e casalinghe - brutte, tremendamente brutte, ma così buone - ecco, stanno sempre alla finestra a lavorare all'ago, fanno degli orrendi vestiti per i poveri, e trovo che sia una cosa così utile con il tremendo socialismo dei nostri giorni, e questa donna terribile ha preso una casa in Curzon Street, proprio di fronte a loro - una via così rispettabile, pure! Non so dove andremo a finire! E loro mi dicono che Windermere va lì quattro o cinque volte alla settimana - lo vedono. Non possono fare diversamente - e benché non facciano mai commenti scandalistici - ne parlano con tutti. E la cosa peggiore è che ho sentito dire che quella donna ha ottenuto una vasta somma di denaro da qualcuno, perché sembra che, quando è arrivata a Londra sei mesi fa, non possedesse niente o quasi, e adesso ha quella casa a Mayfair, esce con i suoi ponies a Hyde Park ogni pomeriggio, e tutto questo - sì, tutto questo - sin da quando ha conosciuto il povero caro Windermere”.

Lungo questo monologo infarcito di stoccate personali e spocchia aristocratica, la striscia di veleno lasciata cadere dalla Duchessa tocca i due elementi fondamentali per il suo piano: offrire una testimonianza incontrovertibile e infilare una pulce bella grossa nell’orecchio giusto. Il tutto, ovviamente, con l’aria più benevola e disponibile del mondo.
D’altra parte, la Berwick è un asso del settore. Sul matrimonio, ha ben chiaro quello che è opportuno o non opportuno fare per una signora dell’alta società che voglia rimanere tale, difendendo i propri diritti acquisiti. Ed è proprio alla Windermere che ella riserva una significativa lezione di sopravvivenza (con pungente battutina finale):

“Le assicuro, cara, che subito dopo il nostro matrimonio ho dovuto fingere in parecchie occasioni di essere gravemente ammalata e bere le acque più sgradevoli soltanto per strappare Berwick alla città. Era così permaloso. Anche se devo riconoscere che non ha mai dato a nessuno grandi somme di denaro. Era troppo severo nei suoi principi per una cosa del genere”.

Sicché alla povera, giovane Lady innamorata non resta che capitolare di fronte all’evidenza:

LADY WINDERMERE - Ma tutti gli uomini sono cattivi?
DUCHESSA DI BERWICK - Oh, tutti, cara, tutti, senza nessuna eccezione. E non si correggono mai. Gli uomini invecchiano ma non migliorano.

Le sue esperienze personali, la Duchessa se l’era fatte eccome. Significativa, in questo senso, la sintesi della sua vita matrimoniale (anche questa volta condita di insensibilità verso il prossimo, specie se di ceto inferiore, o anche fra pari e persino consanguinei: poco importa, purché alla fine il proprio interesse sia salvo):

“Oh sì, cominciamo così. È soltanto perché Berwick minacciava sempre e nel modo più brutale di suicidarsi che ho accettato di sposarlo, e prima che fosse passato un anno, lui stava correndo dietro ad ogni sorta di gonnella, di ogni colore, di ogni forma, di ogni tessuto. Infatti prima che fosse compiuta la nostra luna di miele mi accorsi che faceva l'occhiolino alla mia cameriera, una ragazza carina e rispettabile. L'ho licenziata immediatamente senza referenze. - No, ricordo che l'ho passata a mia sorella; il povero Sir George è così miope, pensavo che non ci fosse rischio. Invece c'era - è stata una grande disgrazia. E adesso, cara figliola, devo andare perché ceniamo fuori. E cerchi di non prendere troppo a cuore questa piccola aberrazione di Windermere. Lo porti semplicemente all'estero, e tornerà sicuramente da lei”.

Quindi, il messaggio della Duchessa è chiaro:

“Sì, cara. Queste donne cattive ci portano via i mariti, ma essi tornano sempre, lievemente
ammaccati, naturalmente. E non faccia scenate, gli uomini non le sopportano!”

E se ancora non bastasse, una soluzione si trova sempre:

“Figliola bella! ero come lei una volta. Adesso so che tutti gli uomini sono dei mostri. Il solo rimedio è nutrirli bene, quegli sciagurati. Un buon cuoco fa dei miracoli, e so che lei ne ha uno”.

Il tutto, naturalmente, senza spazio per debolezze e sentimentalismi:

DUCHESSA DI BERWICK - Cara Margaret, non si metterà a piangere?
LADY WINDERMERE - Non abbia paura, Duchessa, non piango mai.
DUCHESSA DI BERWICK - Ha perfettamente ragione, cara. Le lagrime sono il rifugio delle donne brutte ma sono la rovina di quelle carine. Agatha, cara!

In questa deliziosa scena iniziale, un gioiello comico è la gestione della giovane Agatha da parte della madre. Dovendo trattare un argomento scabroso come il tradimento da parte di Lord Windermere, la Duchessa fa in modo che le innocenti orecchie della sua figliola non debbano essere turbate da simili bassezze. La giovane viene quindi fatta spostare da un capo all’altro della scena, invitata dalla Duchessa ora a visionare un album di fotografie, ora un tramonto. Terminata la conversazione, la Berwick richiama Agatha e rivela il motivo della sua visita: ringraziare Lady Windermere per aver invitato al ballo per il suo compleanno il giovane Mr Hopper, chiarendo così – nel frattempo e senza perdere l’occasione di ribadire la sua infima considerazione per le classi inferiori – che il ricco partito è “suo”, perché da lei destinato alla figlia, e nulla e nessuno dovrà mettersi in mezzo.

“Vieni a salutare Lady Windermere e ringraziala della sua deliziosa ospitalità. (Tornando verso Lady Windermere). A proposito, devo ringraziarla di aver mandato un invito a Mr Hopper - è quel ricco australiano di cui parlano tutti in questo momento. Suo padre ha fatto un'immensa fortuna vendendo una sorta di scatola circolare che contiene del cibo - molto gustoso, mi dicono - immagino che sia quella roba che i domestici rifiutano sempre di mangiare. Ma il figlio è molto interessante. Credo che sia attratto dalla conversazione brillante di Agatha. Naturalmente saremmo molto dispiaciuti se ci lasciasse, ma credo che una madre che non dice addio a sua figlia ad ogni stagione mondana non abbia per lei un affetto sincero. Verremo questa sera, cara. E si ricordi il mio consiglio, porti il poverino lontano dalla città immediatamente, è la sola cosa da fare. Arrivederci di nuovo; vieni, Agatha”.

Delizioso, naturalmente, l’accenno alla “brillante conversazione di Agatha” (che risponderà a questa battuta con l’ennesimo “Sì, mamma”).
Oltre a questo Bignami su rapporti sociali e familiari, nel corso della commedia la Duchessa di Berwick regala diverse altre perle di saggezza vittoriana. Assolutamente esilarante e sorprendente nella sua genialità è la manovra messa in atto, con la precisione di un orologio svizzero, per far sì che la sera del ballo il giovane Hopper chieda effettivamente la mano della figlia, che la cosa venga ufficializzata nel volgere di pochissime ore e che la vita matrimoniale dei due giovani segua esattamente il percorso che lei, la Duchessa, ha già prestabilito. Godiamoci allora questa serie di battute, rese particolarmente squisite da Wilde attraverso alcune trovate comiche (le affermazioni della Berwick sui canguri sono una chicca), tali da rendere fluida come un perfetto giro di valzer la manovra di accerchiamento perpetrata dalla donna ai danni dell’ignaro giovane Hopper.
Cominciamo immaginando di essere nel salone da ballo dei Windermere. La Duchessa si rivolge a sua figlia Agatha:

“Fammi vedere il tuo carnet. Sono così felice che Lady Windermere abbia ripristinato l'uso del carnet. - Sono la sola protezione delle madri. La mia cara sempliciotta! (Cancella due nomi). Nessuna ragazza per bene deve mai ballare con figli così scopertamente cadetti! Sembra così sfacciato. Le due ultime danze le potresti fare sul terrazzo con Mr Hopper”.

Ma ecco arrivare il giovane Hopper, la preda...

Ah! sappiamo apprezzarla, Mr Hopper. Vorremmo che ci fossero più uomini come lei, qui. La vita sarebbe più facile. Mr Hopper, lo sa che Agatha ed io siamo tanto interessate all'Australia? Deve essere così carina con quei graziosi cangurini che svolazzano dappertutto. Agatha l'ha poi trovata sulla carta geografica. Ha una forma così strana! Sembra proprio una grossa valigia. Ma è un paese molto giovane, vero?
HOPPER - Non è stato creato insieme a tutti gli altri, Duchessa?
DUCHESSA DI BERWICK - Quanto è spiritoso, Mr Hopper. Ha uno spirito tutto suo. Non la voglio trattenere, però.
HOPPER - Ma vorrei ballare con Lady Agatha, Duchessa.
DUCHESSA DI BERWICK - Mah! speriamo che le rimanga ancora una danza. Ti rimane una danza, Agatha?
LADY AGATHA - Sì, mamma.
DUCHESSA DI BERWICK - La prossima?
LADY AGATHA - Sì, mamma.
HOPPER - Posso avere l'onore? (Lady Agatha fa un inchino).
DUCHESSA DI BERWICK - Mi raccomando, abbia cura della mia piccola chiacchierona, Mr Hopper.

Come previsto, il giovane Hopper chiede ad Agatha la sua mano e la giovane dice… sì. La notizia viene subito data alla Duchessa, che se ne dice lieta. Ecco però che “quella chiacchierona” di Agatha commette un errore: dirsi disponibile a seguire il futuro marito in Australia, cosa che la Duchessa ha già deciso non essere affatto un’opzione. Ma l’inossidabile stratega ha già pronta la mossa successiva (e, ancora una volta, occhio ai canguri):

DUCHESSA DI BERWICK - Agatha, non ne azzecchi mai una. Mi sembra, tutto sommato, che Grosvenor Square sarebbe un posto più salubre come residenza. Ci sono molte persone volgari in Grosvenor Square, ma perlomeno quegli atroci canguri non vi strisciano dappertutto. Ma ne riparleremo domani. James, può accompagnare Agatha fino al portone. Verrà a colazione, vero, James? All'una e mezza invece che alle due. Il Duca vorrà dirle due o tre cose, di certo.

Se la cattiva ha un cuore...
Anche Mrs Margaret Erlynne, comunque, sa il fatto suo. Abituata a vivere di espedienti, la donna ha dunque scoperto che la figlia Margaret, abbandonata quando ancora era piccolissima, ha sposato un uomo ricco, ossia Lord Windermere. Niente di meglio, allora, che ricattare quest’ultimo, minacciandolo di rivelare a tutti la propria identità: un disonore che avrebbe trascinato nel fango la povera, innocente Lady.
Mrs Erlynne è una donna avvenente nonostante l’età (Margaret Windermere ha 21 anni, quindi è pensabile che lei sia sulla quarantina):

“Inoltre, caro Windermere, – dice verso la fine della commedia – come potrei mai giocare alla madre di una figlia cresciuta? Margaret ha ventun anni, e io non ho mai ammesso di averne più di ventinove, o al massimo trenta. Ventinove con paralumi rosa, trenta quando non ci sono”.

Non rinnega il proprio passato e il proprio modo di essere; le debolezze sentimentali non fanno per lei, e nemmeno può permettersele:

“Ho scoperto che ne ho uno, e un cuore non mi si confà, Windermere. In un certo senso non sta bene con i vestiti moderni. Ti invecchia”.

Ma il cuore, in fondo, c’é; e un compromesso bisogna pur trovarlo:

Immagino, Windermere, che lei vorrebbe che mi ritirassi in un convento, o che diventassi infermiera, o qualcosa del genere, come fa la gente nei romanzetti moderni. È stupido da parte sua, Arthur; nella vita reale non facciamo queste cose - fintanto che ci rimane un po' di bellezza, almeno. No, ciò che ci consola al giorno d'oggi non è il pentimento, ma il piacere. Il pentimento è completamente fuori moda. Inoltre, se una donna si pente davvero, deve andare da una pessima sarta, altrimenti nessuno le crede. E niente al mondo potrebbe convincermi a farlo. No; uscirò completamente dalle vostre vite. Entrarvi è stato un errore - me ne sono accorta la notte scorsa.

È una donna intelligente, acuta, che risponde a tono:

“Pensa come un tory e parla come un radicale: è così importante al giorno d'oggi”

è una delle battute che le sentiamo pronunciare durante la commedia. E sa farsi rispettare:

“Ah, Mr Dumby, come sta? Mi dispiace che non mi abbia trovata le ultime tre volte che è venuto a casa mia. Venga a colazione venerdì”

è la frase con la quale mette al tappeto un invitato di Lady Windermere, sorpreso a fingere di non conoscerla e a denigrarla con una battuta di pessimo gusto:

“Non ne ho la più pallida idea! Sembra l'édition de luxe di un romanzo francese perverso prodotto per il mercato inglese”.

Una battuta infelice del povero Dumby; e nemmeno la sola:

“Affariste tremende, le donne di oggi – dice infatti in un altro momento della commedia –. Le nostre nonne perdevano la testa per un bel viso, è vero, ma per Bacco, le loro nipotine la perdono soltanto per un bel portafoglio”.

Insomma, vita dura per il povero Dumby, che non perde comunque il gusto della battuta; eccone alcune tra le migliori:

“La gioventù di oggi è proprio mostruosa. Non ha nessun rispetto per i capelli tinti”;

“Bontà divina! Come il matrimonio ti rovina un uomo! È demoralizzante quanto le sigarette, e molto più caro”;

“L'esperienza è il nome che tutti noi diamo ai nostri errori”.

Poveri uomini...
In questa società di facciata, attenta alle apparenze e alle convenienze, le donne sono le eminenze grigie di un mondo solo in apparenza mosso dagli uomini. Di loro, il buon Lord Augustus ammette: “Nessuno di noi uomini ha l'aria di quello che è. Meglio così, accidenti”. Ma Augustus è un tipo decisamente fuori dagli schemi, e non a caso sarà proprio lui a sposare la “pessima” Mrs Erlynne alla fine della commedia accettando di buon grado la sua richiesta di non tornare mai più in Inghilterra e di vivere per sempre all’estero. A lui Mrs Erlynne piace sul serio:

LORD AUGUSTUS (aspirando il fumo del suo sigaro) - Mrs Erlynne ha un futuro davanti a sé.
DUMBY - Mrs Erlynne ha un passato davanti a sé.
LORD AUGUSTUS - Preferisco le donne con un passato. La loro conversazione è sempre così divertente, accidenti!

Una posizione in verità condivisa anche da altri, sia pure, molto probabilmente, solo a livello di sofisma da salotto:

“Oh, le donne cattive sono una seccatura. Le donne morali sono una noia. Questa è la sola differenza fra loro”,

afferma ad esempio Mr Cecil Graham, un altro invitato al ballo, altra fonte inesauribile di massime caustiche. Eccone qualche assaggio, allora:

“Oh, il pettegolezzo è delizioso! La storia è soltanto pettegolezzo. Ma lo scandalo è un pettegolezzo reso noioso dalla morale. Ecco, io non faccio mai la morale. Un uomo che fa la morale è in genere un ipocrita, e una donna che fa la morale è sempre brutta. Non c'è niente al mondo che si addica meno a una donna di una coscienza puritana. E la maggior parte delle donne lo sa, per fortuna”.

E ancora:

“(…) quando la gente è d'accordo con me, ho sempre l'impressione di aver torto”

oppure:

“Questa è la cosa peggiore che capita con le donne. Ci vogliono sempre virtuosi. E se siamo virtuosi, quando ci incontrano non ci amano affatto. A loro piace incontrarci quando siamo incurabilmente cattivi, e lasciarci quando siamo disgustosamente buoni”.

E non è finita:

“Ma mi piace parlare ai muri - sono i soli che non mi contraddicono mai!”

e infine:

“Ma caro, cosa mai ce ne faremmo noi, della purezza e dell'innocenza? Un fiore all'occhiello scelto con matura riflessione è molto più efficace”.

Interno01Lord Darlington, eroe romantico o libertino senza scrupoli?
Su Lord Darlington ognuno è libero di farsi la propria opinione: furbacchione impenitente che approfitta delle difficoltà di una giovane sposa tradita? Sognatore sinceramente innamorato della bella Lady? A ciascuno il suo.
Quel che è certo è che l’ardore con il quale egli dichiara il proprio amore a Margaret Windermere ne fa il perfetto eroe romantico; senza dire che, nei suoi sfoghi, Wilde infila una bella serie di punzecchiature alla società impicciona e fasulla dell’epoca. Ecco, per esempio:

“La mia vita - tutta la mia vita. La prenda, e ne faccia quel che le pare... L'amo - l'amo come non ho mai amato nessun'altra cosa al mondo. L'ho amata da quando l'incontrai, l'ho amata ciecamente, con adorazione folle! Lei non lo sapeva allora - adesso lo sa! Lasci questa casa subito, questa notte. Non le dirò che non conta l'opinione del mondo, o la voce del mondo, o la voce della società. Contano molto. Contano troppo. Ma ci sono momenti in cui uno deve scegliere fra vivere la propria vita pienamente, interamente, completamente - o trascinare quella specie di esistenza falsa, superficiale, umiliante, richiesta ipocritamente dal mondo. Per lei, questo momento è arrivato, adesso. Scelga! Oh, amore mio, scelga!”

Ma Lady Windermere, piena di dubbi, rimorsi e paure, non sceglie. E allora, ecco partire la bordata, contro la decisione della donna di dare una seconda possibilità al marito fedifrago (ma che in realtà non lo è affatto):

“E lo riprenderebbe! Lei non è quella che credevo. È soltanto come tutte le altre donne. Accetterebbe qualsiasi compromesso pur di non subire la condanna del mondo, anche se ne disprezzerebbe le lodi. Tra una settimana uscirà in carrozza con quella donna a Hyde Park. Sarà la sua ospite fissa - la sua più cara amica. Sopporterebbe qualsiasi cosa piuttosto che tagliare di colpo quel legame mostruoso. Ha ragione. Le manca proprio il coraggio; non ne ha affatto!”

Ma ancora più sottile è un’altra battuta del povero Darlington, una frase che non può non farci pensare allo stesso Wilde e al suo matrimonio di facciata con Constance:

“Lei dovrebbe essere per lui la maschera della sua vita reale, la cappa sotto la quale nascondere il suo segreto”.

E Lady Windermere?
Ma che tipo è Lady Windermere, la giovane donna della buona società che dà il titolo a questa piacevolissima commedia? Diciamo che, all’inizio della pièce, non è che brilli per simpatia, soprattutto perché sottolinea fino allo sfinimento il suo essere assolutamente, integralmente, inequivocabilmente perfetta, specie dal punto di vista dell’onore e della morale. Si capisce allora perché il suo povero marito si faccia in quattro per difendere quel bene per lei ancora più prezioso del denaro e dei titoli (che comunque non le mancano: né l’uno, né gli altri).
Eroina da romanzo rosa, la nostra perfetta Lady Windermere si ritrova, nel volgere di poche ore, a rischiare di compiere proprio lo stesso errore compiuto dalla madre, sia pure con connotazioni diverse: lasciare un marito, una casa onorata e – cosa quanto mai disdicevole – un figlio che ha bisogno di lei.
Offesa nell’onore, dunque, la donna vacillerà, minaccerà uno scandalo, sarà sul punto di fuggire con Darlington, sarà convinta a non farlo proprio da Mrs Erlynne (che generosamente, per salvare il suo onore, accetterà di compromettere definitivamente il proprio, ma senza rivelarle di essere sua madre) e tornerà tra le braccia del marito, ma con uno spirito rinnovato: meno perentorio di un tempo e pronto a guardare con occhi aperti la vita, accettando che in essa non sia tutto bianco o nero, ma esistano tante sfumature di grigio .
Così, se nella prima parte della commedia le sentiamo dire

“Non ci sarà donna morale che non mi applaudirà. Siamo state troppo tolleranti. Ci vuole un esempio, e intendo iniziare da stasera. (Raccogliendo il ventaglio). Sì, mi hai regalato questo ventaglio oggi: è stato il tuo regalo di compleanno. Se questa donna passerà la soglia di casa mia, glielo sbatterò in faccia”.

verso la fine, al marito che la rassicura sul fatto che “nel tuo mondo il male non penetrerà mai”, risponde

“Non lo dire, Arthur. C'è un solo mondo per tutti noi, e il bene e il male, il peccato e l'innocenza, lo attraversano mano in mano. Rifiutare di guardare metà della vita per vivere tranquilli è come accecarsi per poter camminare con maggior sicurezza in un terreno pieno di fosse e di precipizi”.

Piccoli grandi miracoli compiuti da una strega cattiva che scopre di avere ancora, sotto sotto, un cuore di madre. Ma che, da brava strega, non dimentica che con il solo cuore si fa poca strada, a questo mondo. Sposerà Lord Augustus (“È proprio la donna per me. Mi va proprio a pennello. La sola condizione che pone è che viviamo sempre all'estero. Ottima cosa, poi. Maledetti clubs, maledetto il clima, maledetti cuochi, maledetto tutto. Non ne posso più”).
E se ne andrà con il simpatico Lord, che come commiato riceverà le felicitazioni di Lord Windermere:

“Beh, sposi certo una donna molto in gamba!”

e della stessa Lady Windermere:

“Ah, lei sposa una donna molto buona”.