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Monografie

Il Ridotto, un dipinto di Francesco Guardi

Un testo da riscoprire

Dalla carta stampata al web, prosegue il nostro viaggio fra i testi "dimenticati" del teatro veneto. E così, dopo il vigore de "Il Saltuzza" di Andrea Calmo e la sensualità de "La venexiana" di un anonimo autore del XVI secolo, arriviamo al Settecento per incontrare, accompagnati da Luigi Lunari, una commedia di Piero Chiari, il grande nemico di Carlo Goldoni....

A proposito di Pietro Chiari, così scriveva Luigi Lunari, drammaturgo e storico del teatro, nel volume Il Teatro Veneto edito per iniziativa di F.i.t.a. Veneto (Ergon Edizioni, Vicenza 2003).
A quel suo capitolo dedicato al Chiari e al suo teatro, Lunari aggiunge oggi alcune considerazioni in merito a El marìo cortesan, opera della quale pubblichiamo il testo integrale nell'ambito della nostra opera di riscoperta del teatro in lingua veneta meno conosciuto. Una commedia che si fa apprezzare, gradevole, vivace, e che dà un po' di lustro e di credito al (meritatamente, in fondo) tanto bistrattato Chiari.

IL TESTO COMPLETO DE EL MARÌO CORTESAN (versione Doc) - EL MARÌO CORTESAN (versione Pdf)

di Luigi Lunari

Qualche parola sulla vita
Pietro Chiari nacque a Brescia nel 1712. Lasciò presto la giovanile intenzione di dedicarsi alla carriera militare, abbracciò gli ordini religiosi, si fece gesuita e insegnò retorica nel collegio della Compagnia a Modena, dove sarà anche poeta di corte di Francesco III.
Nel 1746 si stabilì a Venezia, dove rimase fino al 1762 e dove si svolse per intero la sua attività di autore drammatico: prima come poeta stabile della compagnia Imer al San Samuele dal 1749 al 1753, poi subentrando in quell’anno al Goldoni come poeta di compagnia al Sant’Angelo con Girolamo Medebach. Nel 1762 fece ritorno a Brescia, abbandonando la drammaturgia, e quivi morendo nel 1785.

Prolifico fino alla logorrea
Il Chiari - che a pieno titolo fa dunque parte del teatro veneto - fu autore prolifico fino alla logorrea: scrisse più di quaranta romanzi, numerose opere di carattere polemico, una curiosa raccolta di Commedie da Camera ossia Dialoghi familiari, e - al ritmo di cinque o sei all’anno - una quantità di opere drammatiche, commedie, tragicommedie, di diversissimo stile e di ambientazioni quanto mai disparate ed ispirate alle più varie fonti. Nella scrittura usò in un primo tempo la prosa, per adottare poi il verso martelliano nel quale sono scritte tutte le commedie più importanti o caratteristiche; e se la lingua usata è per lo più l’italiano, molti sono i personaggi che parlano in lingua veneta: le maschere anzitutto, ma poi anche normali borghesi, professionisti e mercanti. I romanzi (tra i quali una fortunata trilogia d’ambiente teatrale pubblicata a Venezia nel 1754-55) gli diedero successo e notorietà.

L'assurda lotta contro il Goldoni
Ma quello che più lo segnalò all’attenzione dei contemporanei (e alla nostra attenzione di posteri) è la lotta che egli condusse contro il Goldoni. Una lotta abbastanza assurda ai nostri occhi, che vedeva da un lato il Goldoni esemplificare con le varie opere la sua riforma, e dall’altro lato il Chiari giocare - starei per dire - spudoratamente di rimessa: e cioè, contrapponendo ad ogni nuova commedia del Goldoni un’opera che ne fosse la parodia, o il rifacimento polemico, o comunque una qualsiasi forma di imitazione. È abbastanza difficile sottrarsi all’impressione che il Chiari volesse in realtà attaccar lite con qualcuno molto più grande di lui, in modo da giovarsi del clamore che ne sarebbe nato. Così, quando il Goldoni rappresentò La vedova scaltra egli portò alle scene La scuola delle vedove; alla Donna di garbo rispose con La donna di spirito, alla Sposa persiana contrappose La sposa cinese, al Filosofo inglese il Filosofo viniziano, al Padre di famiglia la Madre di famiglia, alla Pamela diede un seguito con la Pamela maritata, al Molière rispose con il Molière marito geloso, al Terenzio con un Plauto...

Un autore da poco, ma...
In realtà il Chiari non ha nulla da dire; e con questi suoi procedimenti par quasi più una macchietta, o la caricatura di un autore più che un autore serio. Ma se ci atteniamo al ristretto numero delle sue opere meno condizionate dal suo maniacale antigoldonismo, possiamo anche correggere un poco il giudizio sprezzante con cui è passato alla storia; e riconoscergli almeno due cose. La prima è l’abile uso di un verso molto più elegante ed efficace della prosastica e pesante versificazione del Gozzi. La seconda è l’uso di un linguaggio ricco di umori e di locuzioni popolari che denota spesso un’osservazione attenta e divertita della realtà, e che nei suoi momenti migliori non esiterei a collocare nello stesso arcipelago in cui si trovano  il Campiello e le Baruffe.

El marìo cortesan nella nostra riscoperta dei testi in lingua veneta
Questo Marìo cortesan per esempio, che Fitainforma ha scelto nella sua “scoperta” di testi in lingua veneta, illustra in modo perfetto questo insospettabile teatro del Chiari.
Scritta nel 1754, nell’anno in cui Goldoni dà alla luce La locandiera, non direi che le sia per nulla inferiore. Ambientata “a Venezia, in casa di Zanetto, mercante veneziano”, laddove La locandiera è esiliata a Firenze; priva di quelle ambiguità che adombrano Mirandolina, e sulle quali il Goldoni dichiaratamente glissa… El marìo cortesan è la limpida e riposante immagine di un mondo che forse già allora non c’era più, ma di cui riporta in primo piano vizi privati e pubbliche virtù, con affettuosa e contagiosa partecipazione, e forse un velo di malinconia. Qualcosa di questo genere è già accaduto al sottoscritto di dirlo per le Baruffe… e non è coincidenza priva di significato. Ma quanto detto, sia più che sufficiente.  Il testo è qui, non c’è che leggerlo.

NOTA DI LUIGI LUNARI AL TESTO
«Non parendomi il caso di essere troppo filologici, ho ritoccato le didascalie: molte tagliandole perchè inutili, sempre scrivendo "Esce" invece di "Parte", e via dicendo... Ho lasciato invece due o tre didascalie perché divertenti e molto "d'epoca".  Non sono invece minimamente intervenuto sul lessico, che riflette bene la scrittura del Chiari, anche se spesso molto incerta e piena di grafie contraddittorie  ("no" e "nò,  "vojo" e "voggio" , "piccola" e "picciola", "gho" e "g'ho" e via dicendo)».

FITAINFORMA ringrazia Silvia Bagnara Milan per l'accurata e paziente revisione grafica del testo.